martedì 23 aprile 2013

#GiornataMondialeLibro2013


Eh no cari, quest’anno non mi si frega.
Me lo ero segnato bello grosso in agenda, di rosso cerchiato, 23 aprile: Giornata Mondiale del Libro.
Roba da chiudersi in casa, divano e copertina, io e i millemila libri che ho in lista d’attesa.
In lista d’attesa ci sono tutti quei libri comprati – perché davvero, proprio non potevo non comprarli – e  posati nell’apposito scomparto della libreria (quello in basso a sinistra), da leggersi non appena si fosse finito il libro al momento in lettura. 
Ché a raccontarlo sembrerebbe anche un procedimento intelligente: sto leggendo libro A, è quasi al termine, passo casualmente in libreria e mi innamoro follemente di libro B: lo compro e lo leggerò appena finito libro A. Dopo due giorni eccomi per caso e nuovamente in libreria, toh guarda il nuovo libro dello scrittore PippoPlutoPaperino! Impossibile lasciarsi sfuggire libro C, metti che poi finisce. E così via… accumula, accumula, accumula: ad oggi ho qualcosa come una ventina (numero destinato a crescere) di libri in lista d’attesa (e di cui ovviamente, prima o poi, tornerò a parlare nel blog)
Niente, alcuni casomai li tengo per le prossime vite.
Si è infatti deciso che nella prossima vita io debba aprire un caffè letterario a Firenze, vuoi che lì io non abbia il tempo di leggere? Eddai…
Quindi, roba da chiudersi in casa a leggere, e invece… Mi ritrovo con una pupa di tre mesi in piena crisi esistenziale, con un carattere che non lo so da chi lo ha preso, ché io da piccina ero un pezzo di pane e il suo papà anche e invece lei ha già iniziato a dettar legge.
Vabbè, ci provo, decido di festeggiare comunque la giornata del libro, in un modo però un po’ diverso. Vado diretta nel cubotto giusto della libreria, seconda colonna, terzo ripiano a partire da destra, so bene che è lì il libro che fa per me.
Metto Adelaide comoda, seduta nella sua sdraietta, con il suo orsetto Pondolo, ed io mi siedo vicino a lei, voce bassa e lenta e vediamo se così riusciamo ad addormentarci (basta che non piangi più, ti prego)…
<<Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato Storie vissute della natura, vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale, Eccovi la copia del disegno. C’era scritto; “I boa ingoiano la loro preda, tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede.”>>
Chiaramente Heidi non ha smesso di brontolare, è andata avanti a fare i suoi versetti, facendo anche finta di non sentirmi, ma io non mi sono fermata, ho continuato a leggere tutta la prima  pagina de Il Piccolo Principe (lo avevate riconosciuto, VERO?).
Alla fine della pagina, non si era addormentata, ok, ma pochino pochino si era tranquillizzata.
Avevo già iniziato tempo fa a leggerle Il Piccolo Principe, ma avevo abbandonato dopo pochi giorni, sentendomi un'imbecille.  Ma ora proseguo e prometto di non arrendermi. Qualche paginetta al giorno, dai e le soddisfazioni arriveranno.
Con la speranza che così facendo, prima o poi, anche lei possa iniziare ad apprezzare la lettura e, come la sua mamma, arrivare ad innamorarsi perdutamente dei libri e a farsi prendere dall’entusiasmo più estremo nel riceverne uno in regalo. Vedrete che, non appena inizierà a usare le sue manine (in un modo diverso dall’unico che oggi le appartiene: ciucciarsele), lo farà per sfogliare pile e pile di libri, che in questa casa non mancheranno mai.
Buona giornata del libro!

PS: Ad ogni modo, una giornata del libro, senza comprare libri non si è mai vista. E il caso vuole che io abbia un buono di 30 euro da spendere – anche on line – alla Fnac.
Ciao proprio.
Ci vediamo nel prossimo post, dove magari vi racconterò dei millemila libri in lista d’attesa.

R.

martedì 9 aprile 2013

Parlantina galoppante


Stamattina mi sono svegliata con la parlantina galoppante. Ed essendo in casa da sola con la nanetta di neanche tre mesi, per evitare di impallare lei con discorsi dalla profondità importante, mi sono finalmente decisa a tirar fuori il notebook e a ricomiciare a scrivere.
La mia improvvisa loquacità è stata scatenata da due avvenimenti.
Il primo, un articolo su una rivista riguardante Amsterdam (città che non ho ancora visto).
Il secondo, una chiacchierata su whatsapp con le amiche storiche sul nostro nuovo ruolo di mamme (scrivo qui, per evitare di impallare anche loro con i miei monologhi… che io scrivo scrivo scrivo e poi vedo che una ad una smettono di rispondere… si saranno impiccate? Ok, almeno però la conversazione non l’hanno abbandonata, altrimenti whatsapp mi avrebbe avvisata… Nulla, avranno buttato il telefono. Giao amighe!! Scrivo di qui adesso eh!!).
Vabbuò, dicevamo, due avvenimenti scatenanti: Amsterdam e nuovo ruolo di mamma. Ok. Il primo cozza incredibilmente con il secondo. Questo è stato il mio pensiero.
Mi son ritrovata a riflettere su quante cose ancora non ero riuscita a fare, quante città non ancora viste, esperienze non vissute, per arrivare alla ovvia conclusione che, ohibò, oramai sarebbe stata dura farle-vederle-viverle.
Poi mi sono fatta un caffè, ed è passato tutto.
Che certo vedere Amsterdam ora, con una pupa di tre mesi scarsi, sarebbe stata dura (siamo italiani, non abbiamo la “randagità” dentro e sicuro sicuro, aspetterò che Heidi abbia almeno un anno prima di prendere l’aereo… me lo sento), riesco ancora a dimenticarmi oggetti a casa solo per andare a fare un giro al mercato (cacchio, il ciuccio. Ops, la copertina… Ah due pannolini non bastavano?) figuriamoci per uscire dallo Stato cosa combino. (per quest’estate infatti mi limiterei a cambiare regione, scegliendone una anche abbastanza vicina). Oh, del resto fino a tre mesi fa il mio unico pensiero prima di uscire era “dove ho messo il telefono?”, datemi tempo ecco.
Quindi, non ora, va bene, ma sono certa che nel giro di qualche mese si potrà provare  a farle-vederle-viverle tutte queste cose, città ed esperienze. Esperienze che non saranno più le stesse di prima, ma che per forza di cose, saranno per un verso “filtrate” e per un altro verso “rinforzate” dagli occhi di una bimba. Quei due occhietti grandi che, giorno dopo giorno mi stanno aprendo un mondo che mai mi sarei immaginata prima d’ora. Vero?
R.