mercoledì 12 dicembre 2012

#LEAVEAMESSAGE



Ci avete mai pensato a quanto potrebbe essere meraviglioso, in un gelido venerdì di dicembre, trovare casualmente un bigliettino contenente un messaggio con pensieri positivi, rincuoranti, in grado da soli di trasmetterci l'entusiasmo, la voglia ed il coraggio di inseguire le gioie ed i piaceri della vita?
Chi un poco mi conosce lo sa bene quanto io tenga ai bigliettini, alle frasi scritte ai pensieri bloccati su carta. 
E se poco poco fa piacere anche a voi ricevere e trovare bigliettini e messaggi di gioia, non vi va di far provare lo stesso piacere anche ad altri? Lo sapete quanto può farci stare bene la sola idea di far star bene qualcun altro? Seppur assolutamente estraneo?

Ecco, potevo quindi io non farmi promotrice di un'iniziativa tanto favolosa quale è questa??

(Iniziativa che scopro per caso, girovagando tra un blog e l'altro, in cerca di spunti e di ispirazioni. 
Inciampo nel blog di Chiara, un blog che nel giro di 30 secondi cattura la mia attenzione (pochissime parole sono bastate: Londra, Precaria, Mamma per caso) www.machedavvero.blogspot.it 
Evito di parlarvi del blog (andatevelo a vedere vi prego, ne vale davvero la pena), mi concentro sull'iniziativa #leaveamessage, che scopro addirittura essere alla sua seconda edizione! E io della prima non ne ho mai saputo nulla...l'ignoranza estrema a volte oh.) 

Vediamo di rimediare, partecipando quest'anno e promuovendo il più possibile l'iniziativa.

Come si partecipa a #LEAVEAMESSAGE:
Quando: il 14 dicembre
1. scrivete una frase positiva, incoraggiante, piena di buoni sentimenti, su un foglietto di carta o sul bigliettino ufficiale di #leaveamessage, che potete scaricare a questo link 
http://machedavvero.blogspot.co.uk/p/leaveamessage-2012-share-love.html


2. Condividete ONLINE
Se siete su TWITTER, twittate dove avete lasciato il vostro bigliettino usando l'hashtag #leaveamessage e scrivendo città e luogo. Se invece avete trovato un biglietto e siete arrivati a questa pagina, twittate la frase trovata!
Se siete su INSTAGRAM, fotografate il vostro biglietto e taggatelo #leaveamessage.
Se siete su FACEBOOK, comunicate la vostra adesione a #leaveamessage e linkate questa pagina (http://bit.ly/leaveamessage2012)


Motivo in più per partecipare e per diffondere l'iniziativa, il fatto che quest'anno #leaveamessage sostiene l'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze.

Ad ogni modo, io venerdì uscirò di casa con agenda e borsa cariche di bigliettini/messaggini positivi. Su dai, che manca poco a Natale, cosa ci vuole a regalare un po' di gioia qua e là? Anche a sconosciuti, chissene, sempre amore è. 

R.

martedì 11 dicembre 2012

L'ora del Tè


Sono stata parecchio presa negli ultimi mesi, tanto da aver scritto si e no un post al mese (ad essere ottimisti) e, sinceramente, non era proprio quello che avevo in mente in origine per questo blog. Il mio blog ideale era un qualcosa in costante aggiornamento, un mio punto di riferimento, un mio rifugio anche, perché no. 
Per questo d'ora in poi, le linee guida generali un po' verranno modificate: 
- la rubrica del "cribbio cosa regalo a" (pur essendo assolutamente geniale) devo, mio malgrado, ammettere ha avuto lo stesso successo della seconda serie di Dallas... Non me la sento di eliminarla, la lascerò in stand-by per un po', fino alla prossima illuminazione(quindi cambia nulla rispetto a prima);
- la rubrica "La lettura della settimana" che é un po' la mia chicca, ovviamente resta. Concentrare però tutto sulla lettura iniziava a diventare complesso, anche perché, parliamoci chiaro, non tutti i libri che leggo "meritano" di rientrare nella rubrica...ce ne sono anche alcuni che non mi sono piaciuti, per dire... O magari libri che sono talmente LIBRI che certo non devo parlarne io (ti pare che mi metto a commentare La Fattoria degli Animali di Orwell? Eh?) E si rischia in questo modo, appunto, di scrivere un post al mese. E non è quello che voglio. 
- Quindi ho pensato di creare una nuova pagina-contenitore (ora le trovo anche un nome) con l'ambizione di raccogliere pensieri, stralci di giornate, riflessioni, invenzioni, voli pindarici, sogni...di tutto un poco insomma. L'ora del tè. La chiamerò così. 
"L'ora del Tè".  

giovedì 18 ottobre 2012

#SofiaSiVesteSempreDiNero di Paolo Cognetti

Questo non è un libro che va recensito, rischierei di far perdere il senso di quello che è stato per me. Vorrei solo parlare di quello che mi ha dato.
Non nego che il fatto di essere in un periodo alquanto particolare della mia vita abbia giocato un ruolo decisivo nella percezione del libro (periodo particolare, per tutta una svariata serie di motivi, alcuni enormemente meravigliosi, altri che derivano da situazioni non belle, che mi hanno segnata e che portano con loro quotidiane mancanze che bene non fanno di sicuro, ma con le quali sto imparando a convivere).
Dicevamo, periodo senz’altro esclusivo e irripetibile, che genera una moltitudine di pensieri, pensieri così forti che tante volte neppure la Musica riesce a fermare (l'immagine degli auricolari che scappano dalle mie orecchie potrebbe rendere bene l'idea di quello che è la mia testa ultimamente).
Ci è riuscita Sofia. Ci è riuscito Cognetti.
Loro due hanno fermato i miei pensieri, mi hanno aiutata a uscire da me stessa e a guardarmi da fuori. Con un occhio meno critico del mio solito occhio, con uno sguardo più benevolo e tollerante. Non mi sono riconosciuta in Sofia (capita talvolta di riconoscersi nei personaggi dei libri), ma nelle sue emozioni. Ed è questo che fa la differenza, qui fai il salto. Possono esserci emozioni uguali identiche che arrivano però da percorsi opposti, da situazioni che nulla hanno a che fare con noi. Sofia è stata questo.
Sofia è stato un percorso, diviso in dieci racconti indipendenti che la accompagnano (e che mi hanno accompagnata) lungo i suoi (e lungo i miei) primi trent’anni: infanzia, adolescenza e crescita. Racconti che si incastrano alla perfezione e che si abbracciano, che ti fanno perdere la cognizione spazio-temporale. Cognizione da me persa direttamente in libreria, semplicemente sfogliando le prime due pagine.
Questo è stato uno di quei libri che mi sono portata alla cassa leggendolo, che mi ha fatto uscire dalla libreria leggendolo e che non mi ha fatto smettere per otto giorni. I primi tre per la prima lettura. Il quarto giorno me lo sono tenuta per assimilarlo, per provare a capirlo, per accettare che cervello e cuore erano stati catturati.
Negli altri quattro l’ho riletto. Non mi capita spesso di rileggere i libri, almeno non a distanza così ravvicinata. Sofia mi ci ha portata. Sofia mi ha guardato dentro e ha capito che ne avevo bisogno.
E’ stato un percorso, fatto di flashback, di salti generazionali, di descrizioni dell’animo punk di Sofia, del suo disinteresse per la nutrizione, di continui cambi di prospettiva. Alla fine ti ci metti in gioco, non hai scelta.
Un percorso vero, reale e che, anche per questo, un po’ può far male.
(In tutto questo, non ho ancora mai letto i primi due romanzi di Paolo Cognetti Manuale per ragazze di successo e Una cosa piccola che sta per esplodere. Vado a vergognarmene in un angolo, promettendo di porre rimedio al più presto).
Un solo passaggio dei millemila che mi ero segnata (il post diventerebbe più lungo del libro stesso altrimenti…):
<<Io pensavo che i fumatori potrebbero dividersi in due categorie, quelli che fanno attenzione al destino della loro cenere e quelli che non ci badano per niente. I secondi di solito hanno il vizio di gesticolare. I primi tendono a rovinarsi la vita preoccupandosi troppo delle emozioni altrui, e delle conseguenze delle proprie azioni. Conoscevo bene questa categoria di persone: non solo danno ragione a tutti, ma se litigano con qualcuno finiscono col dire più di quello che dopo, ripensandoci, vorrebbero avere detto, e nel chiedere scusa cedono a toni sentimentali. Questa categoria di persona schiaccia i propri mozziconi e anche quelli degli altri, quando restano a languire nei piattini da caffè, e poi mette i piattini a lavare. Gli sbadati, invece, con il tempo dimostrano altri segni di trascuratezza. Scarsa cura di sé, che pure è una forma di distrazione. Sbattono contro i mobili, si fanno male da soli. Questa era Sofia.>> (e io sono quell’altra, per dire.)
Sofia si veste sempre di nero
di Paolo Cognetti
Minimum Fax
pp. 203, 14 euro
Ho scritto troppo come al solito, ciao.

venerdì 31 agosto 2012

Ho la giustifica. #Loggiuro.

Dicevamo, mesi di latitanza quindi, giustificati dallo smarrimento della mia chiavetta USB (ne porto ancora i segni, non mi ci fate pensare).
Ehi tu, individuo che l’hai trovata, mi stai leggendo?
Hai due opzioni, o la butti (preoccupandoti di distruggerla prima) o me la rispedisci a casa (tanto dentro trovi il mio indirizzo, il mio codice fiscale, le mie foto, le mie fatture, le mie dichiarazioni dei redditi passate, la mia corrispondenza col commercialista e probabilmente anche quella con la ginecologa, i primi tre capitoli di quello che avrei voluto diventasse un libro, i miei post per il blog… sciocchezzuole ecco…)
Ditemi voi come potevo avere anche solo la forza di scrivere qualcosa di lontanamente intelligente con un peso nello stomaco come questo. No, ditemi.
Va beh, ciancio ai bandi, ora superato (si fa per dire) questo trauma, superato (questo sì) anche quello dell’estate (e finalmente con l’arrivo della perturbazione Poppea si inizia a ragionare. Ciao, io sono quella che odia l’estate e che dentro di sé vorrebbe tanto che l’anno andasse solo da novembre ad aprile, con i mesi di 60 giorni l’uno), pronta ad affrontare l'autunno e le sue cimici (ciao, sono anche quella che, quando vede uno di quegli insetti verdi e rumorosi, perde dai 3 ai 4 mesi di vita per volta) superato tutto ciò, posso finalmente tornare a dedicarmi a quello che più amo fare: leggere e scrivere.
Ah, devo anche lavorare nel frattempo?
Buona fine estate a tutti, e che Poppea resti con noi (e mentre sto scrivendo è già tornato il sole… vabbè, non c’è speranza per noi amanti del freddo e del gelo).

#LaVendettaDeiPirati di Emanuela Ruggeri


In occasione della Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore (23 aprile), avevo promesso che avrei festeggiato con l’acquisto di un libro di un autore emergente, beh, ci ho messo due mesi e mezzo (mesi in cui non sono certo stata a digiuno da libri, ma in cui mi sono concentrata su enormi mancanze del passato), ma ho mantenuto la promessa.

I social networks mi hanno aiutata nella scelta e, quasi senza indugi, ho dato cieca fiducia ad una giovanissima Emanuela Ruggeri: <<Ho scritto "La vendetta dei pirati" all'età di dodici anni. Dopo sette anni ho deciso di riprendere in mano le bozze e riscrivere il tutto, ampliando capitoli, modificando situazioni e aggiungendo nuovi personaggi; inoltre mi sono documentata a fondo sulla storia dei pirati. Ho svolto il duro, ma piacevole lavoro in un anno. Poco dopo il libro è stato selezionato per la pubblicazione. Il romanzo è nato semplicemente dalla passione che ho per i pirati e per le avventure in mare, condotte su grandi galeoni, mentre il vento ti accarezza il viso e sul ponte rintoccano le ore otto...>> (intervista tratta dal sito dell’autrice www.emanuelaruggeri.altervista.org)
Come da titolo, il romanzo di Emanuela parla di pirati e, nonostante l’argomento non mi sia mai stato a più di tanto a cuore, mi è bastato leggere l’incipit del libro e, non so spiegarmi il come, non ho desiderato altro se non continuarlo e scoprirne intrecci e sviluppi. (http://www.ilfilo.eu/emanuelaruggeri/incipit.html)
E’ un romanzo per ragazzi (così classificato dall’autrice), scorre in maniera incredibilmente fluida e, nonostante la semplicità dei testi, si sa far amare ed apprezzare pagina dopo pagina, tenendoti incollata sino all’ultima.
[Emanuela Ruggeri è nata a Roma nel 1990. Frequenta il secondo anno della Facoltà di Lettere presso l'Università di Roma Tre. "La vendetta dei pirati" è il suo primo romanzo.]

(ndr: questo post era stato originariamente scritto a luglio, poi la mia chiavetta USB, quella con dentro gli ultimi 3 anni della mia vita, anzichè scendere con me dal treno, decise di abbandonare la tasca dei miei pantaloni per proseguire il viaggio... Un minuto di silenzio, grazie)

mercoledì 6 giugno 2012

"BlackRoom - La capitale del vizio"

Approfitto di questo mio blog per per "pubblicizzare" un progetto teatrale in cui credo, che si concluderà il prossimo martedì 12 giugno, alle ore 20,30 allo Spazio Oberdan di Milano.
Riporto la presentazione del programma, si veda il sito della Provincia di Milano:
http://www.provincia.milano.it/cultura/manifestazioni/oberdan/black_room/

Presentazione

“Black Room - La capitale del vizio” è un progetto teatrale nato dal concorso letterario organizzato dall’Associazione Culturale CAT–CreArTheater, che ha raccolto racconti sui Sette Vizi Capitali. Una commissione di lettori ha selezionato i migliori, che sono diventati dei monologhi all’interno di uno spettacolo durato sette mesi, presso lo STUDIOAREA22 di Milano. Prima di ogni messa in scena, gli spettatori hanno potuto scegliere lo spettacolo da vedere all'interno di un menù inerente al vizio del mese. I sette monologhi più scelti (uno per ogni vizio) vengono messi in scena nella serata finale di martedì 12 giugno allo Spazio Oberdan, questa volta sarà una giuria qualificata a decretare il racconto più “Vizioso” della “Capitale”.



Ore 20:30 - Presentazione progetto
Black Roomore 21:15 – Performances La Capitale del VizioQuesti i monologhi in programma:
IRA: "MUORI!" di Bettina Bartalesi con
Valeria Barreca- AVARIZIA: "La morte aurea del Sig. Gino Lui" di Alessandro Continiello con Matteo Tex- SUPERBIA: "Aspiranti Scrittori" di Fabrizia Scorzoni con Rossana Carretto- LUSSURIA: "Circolo Vizioso" di Paolo Ottomano con Vincenzo Zampa- ACCIDIA: "DONNEsenzaAFFARI" di Daria D. con Rossana Carretto e Silvia Pernarella- INVIDIA: "L’invidiosa" di Niva Ragazzi con Marta Pizzigallo- GOLA: "Per il tuo Bene" di Maria Adele Popolo con Rossana Carretto e Tito Ciottaore 22:00 – Incontro con gli autori, modera Sabrina Minettiore 22:30 – Proclamazione Vincitore del racconto più “Vizioso” della “Capitale”

Riferimenti:
Dove
Spazio Oberdan | Sala Alda Merini
Viale Vittorio Veneto 2, Milano

Quando
12 giugno 2012
ore 20.30
Ingresso liberofino ad esaurimento posti

Per informazioni
Provincia di Milano/Cultura e beni culturali
tel. 02.7740.6302


http://www.creartheater.com/blackroom_home.html

giovedì 17 maggio 2012

#ilMomentoèDelicato

«Il romanzo è una storia d'amore, il racconto è la passione di una notte».
Ed è questa la frase che mi ha fatto dire “ok ti prendo”.
(non è vero, lo avrei preso comunque, anche se avesse avuto una di quelle copertine rigide che odio, anche se avesse avuto un costo esorbitante, anche se avesse avuto un pessimo incipit. L’ultimo di Ammaniti va comprato, a prescindere.)

Il nuovo libro di Niccolò Ammaniti non è un romanzo, ma una raccolta di racconti (scritti dal 1993 ad oggi). Con un incipit straordinario, che va a spiegare le sue vere origini, i suoi primi racconti ed i suoi primi rifiuti...rendendosi così un poco più umano. Quando Ammaniti nel lontano 1995 propose alla Mondadori i propri racconti (raccolti in “Fango”), Gian Arturo Ferrari in persona (gran capo della Mondadori) rispose: <<Caro Ammaniti, lasciamo perdere, il momento è delicato>>. E così anche negli anni a venire, la risposta sia di Mondadori, sia di Einaudi, di fronte alla proposta di una nuova raccolta di racconti era sempre <<Noo… Meglio un romanzo, il momento è delicato>>.
Ed ecco, chiaramente, spiegato il titolo.
Ho adorato Ammaniti in “Ti prendo e ti porto via”. E’ stato uno dei libri che mi ha “iniziata” alla lettura (insieme a “La scopa del sistema” di Foster Wallace). Letto quello, mi sono trovata costretta a leggere tutto quel che era già stato scritto prima (Branchie e Fango) e a seguirlo poi, in tutti i suoi libri futuri.
La citazione con cui descrive quel che è per lui un racconto (la passione di una notte) è di una realtà sconvolgente. E la tocchi con mano nella lettura dei suoi racconti, uno ad uno. Mentre li leggi, ne vieni rapito, colpito, affascinato, appassionato, te ne innamori perdutamente e vorresti durasse mille pagine. Quando invece, ovviamente, arrivi alla fine (che non è mai una fine vera e propria, perché essendo appunto un racconto e non un romanzo, si spezza, ma non si finisce), ti ritrovi con l’amaro in bocca, quasi deluso. Ci resti male, poche storie. E inizi il racconto successivo che ancora hai la delusione di quello precedente nelle vene. Cerchi un appiglio alla storia precedente, un aggancio, che vuole essere una speranza di trovare uno dei personaggi del racconto di prima in quello di ora, vuoi dargli un seguito, lo pretendi cribbio. E invece no. Ogni racconto è a sé, e i precedenti restano un ricordo.
A distanza di qualche ora però, ti rendi conto che questo ricordo, quel che ti resta dentro di ogni singolo racconto, è davvero tanto. E allora te ne freghi del fatto che è durato poco, che ti aspettavi di più, che avresti voluto sapere come andava a finire. Te ne freghi di tutto e ti basta quel che hai letto, perché ti accorgi che una sola parola di più sarebbe stata di troppo.
Come in “La figlia di Shiva” (che, peraltro, è stato il primo racconto in assoluto scritto in vita sua  da Ammaniti) o in “L’amico di Jeffrey Dahmer è l’amico mio” (dedicato a Stefano Massaron, quello di “Ruggine” e del racconto “Il Rumore”, nell’antologia “Gioventù Cannibale”), ma un po’ in tutti e 16.

lunedì 30 aprile 2012

Cupcakes per GlossyBox

CHOCOLATE & HAPPINESS:


“con questa ricetta partecipo al contest GlossyCupcake organizzato da Glossybox.it

Per circa 10 cupcakes:

-    1 gr BICARBONATO
-    75 gr BURRO
-    35 gr CACAO AMARO
-    50 gr CIOCCOLATO FONDENTE GRATTUGGIATO
-    150 gr FARINA
-    150 gr ZUCCHERO
-    2 UOVA
-    100 ml LATTE FRESCO INTERO
-    3 gr LIEVITO IN POLEVERE
-    Pizzichino di sale

Il granchietto
Dopo aver fatto ammorbidire il burro, sbatterlo (con frustino elettrico o robot da cucina – o olio di gomito, come ho fatto io, non avendo né il frustino elettrico né i robot) insieme allo zucchero, sino a quando il composto non risulterà chiaro e spumoso. Aggiungere poi le uova (che avrete tirato fuori dal frigorifero già da un paio d’ore!!!) una alla volta.
Lavorare tutti gli ingredienti per qualche minuto, per poi trasferire il composto in una ciotola capiente.
Setacciare farina, cacao amaro, bicarbonato, sale e lievito ed unire il tutto al composto di uova, aggiungendo piano piano il latte (che vi sarete preoccupate di tirar fuori dal frigorifero insieme alle uova).
Da ultimo aggiungere il cioccolato fondente grattugiato.
Amalgamare il tutto e dividere l’impasto nei dieci pirottini (magari utilizzando un’apposita tasca da pasticcere).
Infornare in forno ventilato preriscaldato a 165 gradi per 30 minuti.
Sfornarli e lasciarli raffreddare.

Per le decorazioni in pasta di zucchero:

-    400 gr ZUCCHERO A VELO
-    60 gr MIELE
-    1 ALBUME (temperatura ambiente)

Versare tutti gli ingredienti in una ciotola bella grande e lavorarli con le mani per una ventina di minuti (comunque sino a che tutti i grumi si saranno dissolti).

Il bruchetto è il mio preferito

Una volta che l’impasto è pronto, spolverare con un pochissimo zucchero a velo il piano di lavoro (io per sicurezza lo ricopro anche di carta forno, per far sì che non si appiccichi nulla) e lavorare l’impasto con le mani sino a renderlo liscio e compatto.
Per avere pasta di zucchero colorata, dividere l’impasto finale in panetti e procedere  con i coloranti alimentari (sconsiglio l’uso di coloranti liquidi, che potrebbero ammorbidire troppo l’impasto, meglio puntare su quelli in polvere o in gel).
Immergere uno stuzzicadenti nel colorante e bucherellare poi il panetto di impasto in più punti. Lavorarlo ed aggiungere il colorante necessario per raggiungere una colorazione omogenea.
 E ora vai di fantasia!
(ringrazimento particolare a Ubert&Annoski, tutto ciò non esisterebbe altrimenti)

giovedì 26 aprile 2012

#LePiùStrepitoseCaduteDellaMiaVita


Prima ancora di adocchiare questo libro sugli scaffali delle librerie, ne avevo sentito molto parlare. In bene.

Se n’è parlato, e se ne parla tutt’ora, molto su social networks (Michele Dalai, l’autore, è parecchio attivo su Twitter), su riviste (da ultimo, proprio ieri, a pag. 240 di Vanity Fair), quotidiani, radio e persino in trasmissioni televisive.

Diciamo che, con tutto questo parlare, l’aspettativa si era fatta parecchio alta e ho, quindi, iniziato “Le più strepitose cadute della mia vita” con una gran foga. Tant’è che, infatti, le prime dieci/quindici pagine mi sono sembrate andare un poco a rilento. Troppo carica, ero partita decisamente troppo carica. Ero partita aspettandomi il colpo di scena.  

Quindi ho posato il libro e ho lasciato che le info incamerate su di lui mi abbandonassero, per riprenderlo in mano dopo un paio di giorni.

E’ incredibile quanto informazioni, recensioni, notizie in generale, apprese su di un determinato tema ne vadano ad influenzare incredibilmente la nostra percezione.

“Le più strepitose cadute della mia vita” è un libro che inizi con il sorriso sulle labbra, un sorriso che non fa altro che allargarsi nel corso della lettura, sino all’ultima pagina (ho riso come una pazza in parecchi passaggi del libro, davvero parecchi). Chiudi i llibro e stai ancora ridendo (e non solo "sorridendo" eh, ma proprio "ridendo")

Ambientato nella nostra Milano, sul finire degli anni 90, indirettamente, parla in maniera magistrale di una generazione. Quella della fine degli anni 90 appunto. Se ne parla (chiaramente) col senno di poi, ed è questo “senno di poi” che mi ha davvero colpita:

<<l’ordinario ha escluso lo straordinario da qualsiasi palinsesto, non c’è più bisogno di intrattenere perché basta far passare il tempo. Se si va a avanti così, finiremo per guardare in televisione gente che non parla più o che non fa alcuno sforzo per farsi capire, che mangia, caga e scopa in diretta, e noi saremo entusiasti di vederli, al limite un po’ invidiosi di quelli che scopano. In un mondo così, perfino uno come il dj paperottolo potrebbe farcela, ma un mondo così è ancora lontano da venire. Io mi batterò perché non succeda>> (qualcosa mi dice che Antonio Flunke non si è battuto abbastanza, cribbio).

Il protagonista, Antonio Flunke appunto, che nel '97 era un singolare trentenne dal presente improbabile ed avvezzo alle cadute (<<una vita da stuntman involontario>>), attraversa una Milano che ben conosco (<<una città in cui le commesse del quadrilatero della moda non potranno mai comprare - ma solo vendere - quei vestiti, in cui i designer e giovani stilisti portano occhiali ridicoli per impressionare, ma resteranno sempre studenti fuori sede un po' più vecchi...>>), animato da emozioni che mi appartengono

<<non sono mai stato capace di impugnare il coltello dalla parte del manico e finisce quasi sempre che afferro la lama anche quando tutto sarebbe semplicissimo>>

<<Non posso rischiare di risultarmi noioso. Frequento solo me stesso, perdermi come amico non sarebbe salutare.>>

<<Ho ceduto ad urgenze non implacabili per puro spirito di sacrificio>>

Strampalato trentenne, dicevamo, piantato dalla ex con la sola motivazione della “noia”, educato nelle migliori accademie musicali internazionali, che vorrebbe fare il cantante e che si ritrova, invece, a dedicare anima e corpo alla sfida propinatagli dal suo manager: fondare una boy-band…(concetto, quello della boy band, che alla fine degli anni 90 era ben radicato…)

L’autore inserisce periodicamente delle “fotografie” (dettagliatissime fotografie) di cadute eccezionali, così come eccezionali ne sono i protagonisti, avvenute in pubblico, proprio come quelle che vedono come protagonista il nostro Antonio Flunke, (abbiamo Margaret Thatcher durante la visita di stato in Cina, Enrico Berlinguer, Karol Wojtyla, Michael Spinks…).

Un libro che mi ha fatta stare bene, che mi ha regalato momenti nostalgici (incredibile la storia di John Paul Larkin – in arte Scatman John) e momenti (che sono andati per la maggiore) di grande ilarità. Letto (eccezion fatta per la pausa imposta di 48 ore iniziale) in una manciata di giorni.

Mi auguro davvero che Michele Dalai decida di andare oltre l’esordio.



lunedì 23 aprile 2012

#GiornataMondialeDelLibro





<<La Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d'Autore, proclamata dall'Unesco per il 23 Aprile, ha lo scopo di promuovere la lettura, l'editoria e la protezione della proprietà intellettuale attraverso il diritto d'autore.>>
Così recita wikipedia. 
Ed io, che adoro leggere, che non potrei immaginare la mia borsa senza un libro dentro, che prima o poi mi metterò a contarli tutti i libri letti e a contare anche tutti quelli iniziati e non finiti e poi tutti quelli letti almeno due volte, per la voglia di entrargli dentro a quella storia...e io, appunto, ecco, io NON LO SAPEVO. 
Solo oggi vengo a conoscenza di questa Giornata Mondiale. 
Quando l'Unesco l'ha proclamata nel lontano 1996. SEDICI ANNI OR SONO. 
Perché nessuno ne ha mai parlato? O se lo ha fatto, lo ha fatto così, en passant, senza dare alla notizia il giusto peso?
Possibile che una notizia di tale importanza io la debba venire a conoscere attraverso Twitter? (mentre i Tg parlano di Belen che tradisce Corona??? ma questa è altra storia, ok...) 
Vabbuò, ad ogni modo, quel che è fatto è fatto, i sedici anni addietro non li si può recuperare, certo, ma ci si può impegnare per fare molto per i prossimi, per quelli a venire. 
Nella mia agenda, d'ora in poi, il 23 aprile sarà in neretto e sarà pure evidenziato in verde.  
E, come ogni festa che si comandi, sarà anche celebrata con un little present
E' la giornata mondiale del LIBRO, quindi si festeggia acquistandone uno. 
E' anche la giornata mondiale del DIRITTO D'AUTORE, ed io decido di festeggiarla con l'acquisto di un libro di un autore emergente. 
Oggi, ahimè, causa treno acchiappato al volo, ho saltato la tappa libreria di Lambrate. 
Ma domani, ah sì, domani si festeggia. Non c'è treno che tenga. 
Vado a nanna felice questa sera, con la consapevolezza di avere un nuovo ed estremamente valido motivo di festeggiare. 
Buona Giornata del Libro a tutti. 
R. 

mercoledì 18 aprile 2012

#CosaBolleInPentola

Che non mi si venga a dire che non sto facendo nulla e che sto trascurando il blog eh…
Che non si può neppure immaginare la molteplicità di idee, colpi di testa, fogliettini scritti e appallottolati che animano le mie giornate… Purtoppo però, mio grande, grande grandissimo difetto è IL DISORDINE. Mio acerrimo nemico da sempre. E il disordine interiore è ancora più eclatante di quello visibile all’esterno (che il mio fidanzato taccia).
Mi ci applico e provo a fare una minima di scaletta di pensieri/lavori che stanno popolando la mia testa nell’ultimo periodo.
In arrivo sul blog quindi, a breve:
-    La lettura della settimana: “Le più strepitose cadute della mia vita” di Michele Dalai.
-    Preparazione cupcakes per prossima partecipazione al Contest GlossyCupCake organizzato da Glossybox.it (eccovi un assaggino…)
-    CribbioCosaRegaloA…e questa mi sta impegnando non poco il cervello…Regalo ad un uomo, il testimone dello sposo. Fortunatamente mi è stato concesso qualche giorno in più per pensarci. No panic. Ce la si fa anche questa volta.
A breve. Brevissimo.
R.